Cristina Brunacci
Poesia pittorica e felicità grafica
Un surrealismo limpido, armonico, dal manifesto nitore e dall’enigmatica sospensione, di cui componenti-cardine sono le forme decisamente delineate e campeggianti sulla tela, disposte con equilibrio e simmetria e, relativamente alle figure, in positure che ne evidenziano la monumentalità e nobiltà. Di pari significatività i colori non naturalistici, con una predilezione per quelli “freddi”, comunque pervasi da un’intima luminosità, che, ora stesi à plat, ora sfumati, mostrano la perizia degli accostamenti e dei contrasti.
In questi modi si presenta la pittura della nostra giovane artista, che per il tramite di siffatte scelte estetiche dà vita ad opere le cui tematiche privilegiate sono la luce, vivida e netta, e l’immagine femminile, misteriosa e sottilmente inquietante.
Palese è la valenza emblematica di tali soggetti.
La luce è manifestazione di positività, di ottimismo, è guida, nascita o rinascita dopo la sofferenza, è rivelazione della Divinità, forma di una religiosità spontanea e intimamente condivisa.
Così in “Luce nel buio: speranza”, opera che -usiamo le stesse parole di Cristina- rappresenta, attraverso il cielo scuro e il mare tempestoso, i momenti di dolore, di sconforto, di abbandono, i momenti in cui viene a mancare la voglia di vivere e tutto sembra perduto. Anche in tali circostanze, sempre arriva un aiuto, un amico, un parente, una guida, un angelo, Dio, simboleggiati dalla luce, che si irradia al centro della rappresentazione, riflettendosi, con grande efficacia visiva, sull’acqua.
Così in “Bagliori di vita”, in cui compare un altro elemento ricorrente, i cristalli, che riflettono e magicamente moltiplicano lo scintillio. Qui l’albero rappresenta l’uomo e i prismi appesi ai rami le scelte che questi fa nel corso della vita. Ogni decisione, che comunque va presa in piena libertà, porta verso il bene o il male, il giusto o l’ingiusto. Nell’opera in esame, immagino la persona che vive nella luce, quindi nel bene, come tutti dovrebbero.
In “Superiorità”, è dipinto un angelo, una creatura potente, superiore, al di sopra delle debolezze terrene: anche se non possiamo toccarla con mano, è bello credere in lei. Il primato, comunque, appartiene a Dio, che nel quadro è sotto forma di luce, per illuminare quanti non hanno fede.
L’angelo, dalle sembianze femminili, ci introduce all’altro tema dominante: la fanciulla o donna, in cui Cristina si immedesima, abbandonandosi alla fantasia e alle sue magiche suggestioni, indagando, per questo tramite, il proprio mondo interiore, le istanze e gli interrogativi esistenziali che ad esso sono connessi, cercando di esprimere quanto, trascendendo la realtà, è nascosto, non direttamente percepibile.
E’ un carattere riflessivo, quello dell’artista, e non disposto a rivelarsi, che solo attraverso la creazione pittorica lascia trapelare le proprie inclinazioni, i sentimenti più profondi.
Significativo è il ritratto di Cristina (o per meglio dire, l’immagine che la rappresenta): una figura dai lunghi capelli, con maschera, in una scenografia di marmo, nuvole, ghiacci.
Altri sono i simboli, spesso presenti, che è facile individuare: l’acqua (evidente emblema di nascita e di purificazione), gli occhi che guardano verso l’osservatore (coi quali l’artista scruta a sua volta il mondo circostante), l’albero, le rose.
“Esperienze” mostra un paesaggio, che è la vita, in cui sorgono vari alberi fioriti, rappresentanti le esperienze che quotidianamente dobbiamo affrontare e che comunque ci arricchiscono, anche se esse non sempre sono positive. E’ importante affrontare le prove, al fine di maturare. Quando ciò avviene, nasce un albero carico di fiori lilla, simbolo di saggezza.
In “Rinascita”, stupende rose blu, dal vellutato turgore, e una radice che, con invincibile forza, si avvolge attorno al vaso che le contiene, esprimono ancora una volta la vita che riprende dopo un profondo dolore: la morte della nonna, alla quale il quadro è dedicato.
Del pari, una rosa blu, in uno scintillio di bagliori luminosissimi e insieme precisi nella loro definizione formale, costituisce un omaggio a S. Rosa di Predappio.
La suggestiva immagine di “Gesù che incorona Ruggero re di Sicilia” e i numerosi disegni a matita, che riprendono, semplificandoli, i soggetti sopra esaminati confermano le peculiarità del fare pittorico dell’artista, dalla produzione attenta, accurata, meditata nella ricchezza dei valori simbolici.
Una vera sorpresa è costituita dalla produzione grafica di Cristina, sorridente e tenera nell’immagine di paffuti orsetti, dolce in quella di bamboline dal gusto tanto “inglese”, scherzosa nella creazione di “Piccio Artemio” (il pingue piccione Artemio, ora travestito da angelo, ora da Batman, ora con baffi alla Salvador Dalì), fantasiosa e lussureggiante di motivi e di elementi decorativi nelle illustrazioni dei libri per l’infanzia: una produzione, questa, che costituisce il contraltare dell’ermetismo pittorico, l’espressione di una giocosità che è l’altra faccia dello spirito riflessivo, sottilmente e inquietamente indagatore che è alla base delle tempere e degli oli.
La giovane età dell’artista, il suo impegno e la tranquilla tenacia che le sue parole e l’agire lasciano intuire, sono garanzia di futuri sviluppi assai interessanti.
Flavia Bugani
5 gennaio 2003